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IL GIOCO DELLA POLITICA

Fare politica, oggi, è diventato proprio un mestiere; purtroppo però un mestiere per gli inetti che, scontenti del loro ruolo professionale, nel quale hanno tentato la personale realizzazione, senza riuscirci, perché privi di naturale passione per tale professione, si rendono conto di essersi trovati in quell’ambito per puro caso o per ricerca personale di potere. Allora vediamo che, senza alcun’altra ragione, si alternano le professioni sociali, quelle più radicate nel sistema, sulla scena della politica. E come si richiede un corretto sopralluogo sulla scena del crimine, quando si consuma un grave reato, allo stesso modo si deve procedere per cercare di capire il perché di questo fenomeno: l’autore di un reato, in fondo, è sempre uno scontento di sé e della vita, quindi un frustrato, qualche volta anche con problemi sessuali o comunque senza una vera coscienza dell’amore. Voglio aggiungere, a tale proposito che le donne, per scimmiottare i maschi, hanno in parte sacrificato, strada facendo, la loro capacità di amare, che certamente non è quella di fare sesso. Amare, per la natura, è procreare per continuare e migliorare la specie.Ma torniamo alla politica: il primo mestiere che ha voluto rinunciare alla sua integrità etica e culturale,  per seguire  l’aspirazione alla politica, è stato quello dei magistrati, di certi magistrati, che hanno prestato il loro ruolo alla sottomissione ai partiti, divenuti poco credibili e pertanto incapaci di ottenere un consenso elettorale. Dopo tangentopoli, concluso il percorso della cosiddetta seconda repubblica, a sostituirli sono stati i comunicatori, giornalisti, opinionisti, intellettuali tuttologi, venduti al potere, e presentatori televisivi, attenti solo a non perdere il loro comodo posto di lavoro, nonostante i temi scottanti della vita sociale, che sono serviti solo a fare spettacolo e ad ingannare i cittadini, facendogli credere che l’interesse della nuova politica e delle “moderne” istituzioni era indirizzato alla soluzione di tali problemi: nulla di più falso. Abbiamo perciò visto, con l’avvicinarsi di quella che ora Fini, Veltroni e Berlusconi, chiamano la terza repubblica, molti di questi personaggi cambiare identità, non avendo sulle spalle il peso dei valori, né la trasparenza della verità e della giustizia. Qualche esempio? Pace Lanfranco, ex Potere Operaio; Ferrara Giuliano, ex grassottello capocorteo della vecchia FGC; Liguori Paolo, ex combattente, con eschimo e capelli lunghi, del collettivo studentesco di architettura. Potrei continuare a destra e a sinistra, ma non per negare al cervello la possibilità di cambiare; anzi, è meglio cambiare che restare in una condizione sclerotica, com’è successo a tanti altri: quello che non condivido è solo il rinnegamento dei valori, non certo l’abbandono delle ideologie. Purtroppo oggi il maggiore rischio che corre il cervello è quello dell’appiattimento, cioè di quanto neanche il comunismo ed il fascismo sono riusciti a portare a compimento. Mi dispiace profondamente vedere che tanti giovani sono spaesati e delusi, che tanta rabbia inespressa politicamente si traduce in violenza sociale, rivolta contro i bambini e contro le donne o viene tramutata in xenofobia, che le famiglie soffrono di privazioni e di frustrazioni, quando invece i politici e gli amministratori usufruiscono di stipendi che superano, anche di molto, le diecimila euro al mese, che l’assistenza sanitaria viene negata ai più poveri, che i giovani non possono avere una loro casa perché disoccupati, che le università non sono più la culla del sapere, che la cultura viene sempre di più affossata, che lo stato d’insicurezza e il disagio dei cittadini aumentano smisuratamente, fino a vedere crescere il numero dei suicidi e degli omicidi e a dover constatare che la vita di tutti i giorni non è più un piacere, bensì un peso ed un bagaglio inutile, che l’amore è stato usurpato dalla solitudine e dall’odio, che il motto filosofico di Hobbes, “homo homini lupus”, ha trovato il suo tempo.

 Prof. Antonio Vento

22-04-08
 

 

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