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GRAZIE ROMA

Roma trae la sua grandezza dal passato: città meravigliosa, piena di sorprese, che sfoggia la sua maestosità classica, di città imperiale, conquistatrice del mondo, e la sua sublime compostezza rinascimentale. Roma città dell’arte e della religiosità, ma anche culla della spontaneità popolare. Roma caput mundi, ma  espressione di umiltà e di riflessione. Città eterna, ma solitaria e crepuscolare come ogni contingenza. Roma dei ricchi borghesi, ma pure volto dell’abbandono lungo i marciapiedi della sofferenza. Roma caotica e rumorosa, anche se offre solitudine ed indifferenza. E’ un mondo che stenta a trovare una sua moderna dimensione : vive solo di ricordi e dei suoi monumenti, quando la mano dell’uomo non la raggiunge per mortificarla (come con la ristrutturazione dell’Ara Pacis). Ad agosto, nel sole afoso delle sue piazze, si scatena l’angoscia del viandante, che non trova accoglienza perché i commercianti romani sono quasi tutti in ferie e le serrande abbassate offrono l’idea della morte più che la gioia della vita. Il nostro paese, che dovrebbe vivere di turismo, per il suo immenso patrimonio artistico che, nel passato, ha colpito l’attenzione dei grandi d’Europa ( vedi Napoleone che ha saccheggiato i nostri musei, per riempire le stanze del Louvre con le grandi opere dei nostri artisti, senza mai tentare di rivendicare la restituzione) è povero di attenzioni per i visitatori, abituati alla gioia e al piacere che le altre capitali europee offrono (Parigi, Madrid, Copenaghen, Praga ecc.), con le vetrine illuminate, con i ristoranti  accoglienti ed aperti a tutte le ore, con la danza e con la musica, con la promiscuità umana. Roma appare timida e silenziosa, come se non avesse bisogno di lavoro e di attenzioni : è una città cara, dove gli amministratori mancano di creatività e di fantasia, lasciandola nel degrado e nella nevrosi. E’ un mondo privo di sicurezza nonostante gli sforzi delle forze dell’ordine, dove aumentano i furti e lo spaccio di droghe. Salvo poi rivendicare la modernità per il suo assessore alla Cultura e all’Università, di origine congolese, che certo non può conoscere più di noi la nostra cultura : il Sindaco di Roma sfoggia la sua retorica e la sua inutile xenofilia. Farebbe meglio a vivacizzare questa città, che agonizza sempre più, dando ai giovani l’opportunità di aprire nuove attività, per esempio lungo il Tevere o nelle piazze deserte e abbandonate : non si può parlare di urbanizzazione delle periferie (in chiave demagogica) per lasciare il centro ai ricchi investitori, che hanno cacciato il popolo romano per comprarsi le sue abitazioni, a quattro soldi, per speculazione. Ricordo, per esempio, che, negli anni sessanta e settanta, i vecchi militanti del PCI si radunavano, irruenti e privi di regole, a Campo de’ Fiori, per manifestare: ora, dopo che si sono comprati gli appartamenti dei poveri, si lamentano che la sera, in quella piazza, si fa tanto rumore e si scatenano le risse, per cui sono disturbati e non possono ben riposare. Come cambia la storia e come mutano le idee! Lungo la Salaria si abbronzano ignude le ragazze dell’est, tra i deliri dei passanti. Ci si preoccupa soltanto di reperire soldi con i parcheggi e con le multe salate, dove le strade somigliano, in questi giorni, a cimiteri di rifiuti. Gli stessi ospedali languono in un lento servizio, che non rassicura i sofferenti. Gli anziani si sentono continuamente dire che devono evitare le calure, ma per spostarsi devono esporsi a lungo sotto i raggi del sole di agosto, aspettando i mezzi di trasporto pubblico che non arrivano mai. Grazie Roma, ma non ce la fai!

 Prof. Antonio Vento
 

 

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