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IL TEMPO E L'ESSERE

Impostare un discorso serio sul tempo, in un momento in cui la filosofia ha rinunciato alla metafisica,per cedere al fascino dell'attualità, cioè del perenne presente o, se vogliamo, del pragmatismo, cioè di un tempo che è insieme tempo e non tempo, in quanto il presente rinuncia ad ogni sua struttura dialettica di passato che, attraverso il presente stesso, aspira al futuro, cioè al tempo che ancora non è, può rappresentare un atto che non è in sé, ma tale soltanto in quanto pensato, perciò nullo nella consistenza. Il pensato presuppone sempre un contenuto di pensiero che, per essere tale, presuppone, a sua volta, una sua dimensione di già pensato e pertanto di appartenenza ad una entità che ha già percorso un sentiero ontologico di esserci, che è sia in quanto pensante, sia in quanto contenuto di pensiero che pensa. Quindi il tempo si manifesta come sottrazione o attuazione dell'esserci che ha già pensato o che è in procinto di pensare. L'obiettivo dell'essere, nel suo atto di pensare, è quello di conquistarsi l'attualità, quindi il presente, che abbandonando il pre-presente, nel suo trasformarsi concettualmente e storicamente in passato, aspira ad un suo futuro. La filosofia, che è la scienza più profonda del pensare, ha smentito l'essere che per essere se stesso ha dovuto, a sua volta, rinunciare alla metafisica per offrirsi ad una modalità di essere più frammentato, cioè all'esserci, il cui obiettivo è solo quello di farsi notare, quindi di cambiare continuamente il suo modo di essere e, con esso il valore del tempo che non aspira più ad un senso assoluto di contare, ma solo ad una condizione pragmatica vantaggiosa per l'esserci. I pensatori non sanno più pensare, perché hanno il terrore di essere sconfessati dal pragmatismo e, quindi, dai vantaggi di un'economia strettamente legata alla tecnologia, e di rimanere chiusi nel pensiero. Ma, se questo è vero, il pensiero dei padri della filosofia è stato solo uno strumento necessario a negare lo stesso pensiero e la consistenza ontologica del loro pensare come atto filosofico. E tale rinuncia all'ontologia presuppone che la filosofia ha rinunciato ad ogni valore pensato dell'essere, quindi ad ogni aspetto quantitativo dell'essere stesso e ha scelto di condividere il mistero del nulla, come non pensato e semplicemente accettato, mediante le religioni o le ideologie pragmatiche. Questo modo di procedere svela la grande responsabilità che la filosofia ha verso l'uomo che, nell'attualità, quindi nella negazione del tempo assoluto, come passaggio dal presente verso il futuro per attualizzare l'essere e non per accontentarsi di un esserci che appartiene al pragmatismo, che è la negazione del pensiero in quanto tale, perciò un nulla di pensiero, per offrirsi al principio dell'avere, quindi al potere.

 Prof. Antonio Vento

09-07-2011
 

 

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