Università degli studi di Roma
La Sapienza
OSSERVATORIO NAZIONALE MOBBING

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LAVORO E MOBBING

 Hegel, nella sua “Fenomenologia dello spirito” definisce il lavoro con queste parole: “Il lavoro…è desiderio tenuto a freno, è scomparsa trattenuta: il lavoro forma…Questo mezzo negativo, o l’operazione formatrice, costituiscono in pari tempo la singolarità o il puro essere-per-sé della coscienza. Questo essere-per-sé, nel lavoro, esteriorizza se stesso e passa nell’elemento della permanenza; la coscienza che lavora giunge quindi all’intuizione dell’essere indipendente come di se stessa…Nel padrone, la coscienza servile ha l’essere-per-sé come un altro…; nel formare, l’essere-per-sé diviene per essa il suo proprio essere, ed essa giunge alla consapevolezza di essere se stessa in sé e per sé”. Quindi, per Hegel, lo schiavo col lavoro, che in ogni caso lo sottopone alla produzione ed all’umore del padrone, raggiunge la sua formazione, in una sorta di essere, e ne prende pure coscienza: col Mobbing questa coscienza gli viene strappata, lacerata, annullata. Certamente la moderna concezione di lavoro analizzata da Hegel, non è quella di oggi: la produzione non è più imposta in una catena di montaggio, dentro la fabbrica, ma rende partecipe il lavoratore nei progetti produttivi, che si trasformano continuamente col progredire della tecnologia: solo che il progredire tecnologico, pur includendo il soggetto che produce nella crescita dell’abilità produttiva, lo esclude, sempre più dal senso di padronanza che l’io vorrebbe avere verso se stesso, nel processo di produzione, e quindi nella possibilità di raggiungere un livello di coscienza tetica e di morale del ruolo, che non sono più connesse ai principi esistenziali ed ai bisogni affettivi, ma ad un principio di rendimento dal quale si sente totalmente estraniato.
Questo è ancora più vero nella considerazione dei problemi che si aprono in riferimento al Mobbing Sociale, dato che sono cambiati i rapporti tra il padrone e i suoi dipendenti, essendo entrambi inclusi in una visione del lavoro, come dell’economia e della politica, che rientrano in progetti e regole sempre più globalizzanti. Pertanto, dovendo affrontare il problema del Mobbing,dobbiamo tener conto di tutto questo, per non cadere in una visione riduttiva del fenomeno, che renderebbe inutile ogni rivendicazione: dobbiamo insomma ricordare che non basta avere un telefono o un computer sulla scrivania per sentirsi realizzati ed accettati (oggetti che non pagherebbe il padrone o il dirigente, ma tutto il sistema produttivo e quindi la società, dentro la quale ciò avviene), ma bisogna esigere che la coscienza del lavoro non si contrapponga alla coscienza della vita e all’armonia dei rapporti con l’alterità. Basta pensare come il mobber, quasi sempre, riesce a paralizzare non solo il Mobbizzato, ma anche tutto l’ambiente a lui vicino; assistiamo così alla distruzione e all’umiliazione della coscienza di chi è mobbizzato, ma pure all’annullamento delle coscienze dei suoi colleghi di lavoro, che si calcificano nel terrore di essere colpiti.
L’impegno dell’ Osservatorio Nazionale Mobbing-Bossing, per questo nuovo anno, sarà quello di approfondire questi temi, soprattutto rispetto al fenomeno di Mobbing Sociale, cercando di rafforzare le coscienze dei mobbizzati (dai piccoli ai grandi problemi), rafforzando l’organizzazione su tutto il territorio europeo, di cui facciamo parte, e facendo appello al nuovo diritto.

Prof. Antonio Vento

Roma 01-01-2009                                                     
 

 

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