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LEZIONI DI ANATOMIA EVOLUTIVA

PER GLI STUDENTI DELLA FACOLTA’ DI MEDICINA E CHIRURGIA

Prima lezione

Cari ragazzi, ho pensato di scrivere, in forma concisa, gli argomenti che tratteremo, per darvi la possibilità di apprendere, ma anche  di riflettere su questi argomenti, trattandosi di una storia anatomo-funzionale evolutiva che ci appartiene direttamente e che comunque ancora non ha raggiunto il suo stadio di evoluzione conclusiva, seppure siano trascorsi milioni di anni di vita, anche se un grosso passo in avanti è stato compiuto con l’avvento del primato della tecnologia e con la scoperta della così detta “intelligenza artificiale”, che mette senz’altro a duro confronto il nostro cervello, costretto ad uscire fuori dalla teca cranica per misurare le sue capacità, forzando i tempi e i modi.

Nei secoli scorsi il cervello umano, seppure altamente sollecitato dai suoi bisogni e dal confronto continuo con la natura, si trovava di fronte ad un tipo di esercizio che faceva parte del bisogno-istinto-di-sopravvivenza e di conservazione della specie. Quindi una filogenesi evolutiva, che adattava l’organismo vivente (nell’ontogenesi) e le sue naturali richieste di essere alla realtà di un ambiente,  dentro il quale ancora la mano dell’uomo non aveva posto la sua distruttiva, e spesso eccessiva, presenza. Ciò sicuramente è avvenuto ( non è però compito dell’anatomia, anche se funzionale, chiarire questi concetti) a causa della sostituzione degli obiettivi che l’uomo, nel tempo, si è posto. Da una condizione di uomo-natura è passato, attraverso l’influenza non spontanea della storia, all’uomo sociale, dove gli obiettivi non erano più quelli legati strettamente alla filogenesi, ma piuttosto alla para-genesi esistenziale, che implicava ed implica ancora un complesso protocollo di interrelazioni tra l’io e gli altri e tra l’io razionale e l’io ancora sconosciuto, che si interpone tra l’io stesso e la sua esistenza in forma crescente, stimolato da fenomeni che indicano come fine dell’uomo non più la spontaneità della conservazione, ma l’adattabilità evolutiva e tecnologica di tale conservazione. Questo comporta tanti problemi che comunque noi qui non tratteremo.
Per restare in tema di Anatomia Umana, compito che ci dobbiamo prefiggere, nonostante le frequenti digressioni, ho pensato di trattare argomenti che mettano in correlazione il cervello con situazioni funzionali o patologiche a seconda dei casi.
Il primo argomento è quello della neocorteccia all’interno di una moderna visione del cervello, che con MacLean, negli anni settanta, diventa cervello evoluto o terzo cervello. Che cos’è il terzo cervello?
Partiamo intanto dalla descrizione classica, dal punto di vista dell’anatomia, della corteccia cerebrale o della così detta sostanza grigia, essendo costituita dalle cellule nervose, o neuroni, al contrario della sostanza bianca che è costituita dalle fibre nervose che si diramano dalle cellule.
La corteccia cerebrale si estende per circa 2000 cm2 ed ha un peso approssimativo di 500 g.  Il suo spessore, in quanto sostanza grigia, non è uniforme e culmina nella regione rolandica, dove raggiunge circa 5mm.  Tale spessore va diminuendo nell’approssimarsi dell’età senile.
Nella corteccia sono presenti cellule di primo e di secondo tipo di Golgi : quelle di secondo tipo prendono tale denominazione dal fatto che, oltre alle cellule,  sono presenti anche i cilindrassi, costituendo quelli che comunemente sono indicati come neuroni di associazione, che mettono in relazione segmenti diversi della corteccia, sia in senso orizzontale, sia in senso verticale.
Considerando gli elementi nervosi o le fibre nervose, avremo la citocorteccia e la mielocorteccia. Nella corteccia riscontriamo sei strati cellulari. Andando dall’esterno verso l’interno, si dividono in :

1)   Strato molecolare o plessiforme, che sta sotto la pia madre delle meningi, che è quasi del tutto privo di cellule nervose. Sono invece presenti cellule di nevroglia ed è ricco di dendriti delle cellule piramidali sottostanti.

2)   Strato granulare esterno, costituito da cellule di forma rotonda, poligonale o triangolare, con il loro apice rivolto verso l’alto, sovrapposte a più strati. Dalla base e dai vertici delle cellule si dipartono i dendriti. Dalla base ha origine il cilindrasse, che si spinge nella sostanza bianca, in profondità. Presenza  di altre cellule, come le grandi cellule stellate e le cellule di Martinotti.

3)   Strato delle cellule piramidali piccole e medie, che misurano circa 20-35 micron in altezza e 15-25 micron in larghezza. Presenza di cellule del secondo tipo di Golgi e le cellule di Cajal.

4)   Strato granulare interno, costituito da cellule arrotondate, molto piccole e dalla presenza di cellule del secondo tipo di Golgi.

5)   Strato delle grandi cellule piramidali profonde, che sono poco distanziate tra di loro e raggiungono uno spessore di circa due o tre file. Le più grandi di queste cellule, dette cellule di Betz, raggiungono un’altezza di 80 micron ed una larghezza di 50 micron.

6)   Strato delle cellule fusiformi, che presenta delle cellule fusiformi in mezzo alle cellule del primo tipo di Golgi.        

 Il neocortex, cioè la corteccia più evoluta dell’uomo, raggiunge la presenza di circa 15 miliardi di cellule, con la presenza di elementi gliali ed un numero esorbitante di sinapsi. Da questi strati partono le fibre afferenti, specie dal quarto strato, che costituisce la corteccia ritenuta specificamente sensoriale.
Le afferenze che realizzano le strutture associative o commessurali fanno invece capo al secondo e al terzo strato. Dalle cellule piramidali, in via discendente, si formano le vie piramidali.
I dendriti che si sviluppano dalle cellule piramidali sono di due tipi : il primo, lungo e ricco di creste, va dall’apice del pirenoforo fino alla superficie della pia madre, altri, più brevi e numerosi s’irradiano dalla base del pirenoforo. Numerose fibre si pongono in rapporto con una sola cellula piramidale, stabilendo delle sinapsi asso-dendritiche con funzione eccitatrice, ed asso-somatiche con funzione inibitrice.
E’ all’incirca nella metà dell’ottocento che il Meynert inizia a dare adito alla descrizione citoarchitettonica della corteccia, individuando strati cellulari superiori alle cellule di altre regioni : scoprì un’analogia tra le cellule dell’area calcarina e le cellule della retina, intuendo così un rapporto funzionale tra le due parti.
Poco tempo dopo, anche il Betz scopriva delle cellule piramidali giganti, nell’uomo e nei mammiferi, che presero da lui il nome, localizzate nella corteccia motrice primaria. Quindi se il Meynert aveva scoperto una corteccia sensitiva, visiva, il Betz aveva individuato una corteccia motrice. Da qui inizia la storia della citoarchitettonica cerebrale, che sarà continuata e sviluppata da altri ricercatori, come Brodmann, Vogt, Marinesco ed Economo.
Vogt distingue l’iso-cortex, cioè la corteccia a sei strati, che abbiamo prima descritto, dall’allo-cortex, meno stratificata, che costituisce la corteccia olfattoria dell’uomo.
A sua volta, l’iso-cortex presenta tre omeotipie : a) tipo frontale, così detto perché riveste i due terzi del lobo frontale; b) tipo parietale, perché riveste la parte inferiore del lobo parietale e la parte anteriore del lobo occipitale; c) tipo polare, che riveste la parte inferiore del lobo frontale e l’estremità del lobo occipitale.
La mieloarchitettonica della corteccia è data dalle fibre nervose orientate verticalmente (dette fibre radiate) o orizzontalmente (le strie) realizzando delle associazioni.
Si vengono così a formare, sulla corteccia, delle aree con funzioni fisio-biologiche e fisio-patologiche differenti, evidenziabili con la classica elettroencefalografia e con la moderna  neuroradiologia.
Il rinencefalo possiede poi, specie nell’uomo, oltre alle sensazioni olfattorie, anche altre funzioni, in particolare emerge l’attività emozionale. Si è visto, specialmente sugli animali, che esiste una relazione tra il nucleo amigdaloideo, l’ipotalamo e il giro limbico; la stimolazione di queste aree provoca in questi animali docilità o rabbia.
Le proiezioni che mettono in relazione l’ippocampo con la via del fornice, verso i nuclei interlaminari del talamo, sono responsabili delle variazioni del tono muscolare, che di solito accompagna gli stati emozionali.
Si è visto poi che la corteccia cerebrale oltre ai territori effettori della via motrice volontaria, è corredata di vaste aree di origine della via extrapiramidale : il fascio parapiramidale del Bucy, il fascio fronto-pontino di Arnold, il fascio parieto-temporo-occipitale di Turck.
La corteccia inoltre è responsabile, con un’area specifica, della rappresentazione generale del nostro corpo, che ci consente di avere una nostra sensazione specifica temporale e spaziale.
Prima di trattare l’argomento riguardante il terzo cervello, vorrei esaurire, con più chiarezza possibile, la presentazione anatomo-fisiologica riferita ai primi due cervelli, quello razionale e quello emotivo, e mi servirò, nel fare questo, del circuito nervoso che si viene a creare con la formulazione spontanea ed istantanea della rabbia o di altre emozioni primarie. Prendiamo, come esempio, la rabbia :

Rabbia : Amigdala – Ipotalamo – Giro limbico.

Voglio soffermarmi un po’ sul discorso delle emozioni ed in particolare sulla provocazione e sulla giustificazione organiche della rabbia. Abbiamo detto che l’area anatomica, o meglio ancora neurologica, nella quale s’ingenerano i rapporti docilità-rabbia, è il circuito nervoso costituito dall’amigdala-ipotalamo-giro limbico. In passato, gli anatomo-fisiologi hanno evidenziato quest’area come responsabile dell’umore degli animali sottoposti a studio, ma non hanno avuto il tempo ed il modo di spingere oltre le ricerche iniziate.

Amigdala – Sistema limbico – Ipotalamo :

Fornisce, ad ogni stimolo che il nostro cervello riceve, un livello ottimale di attenzione. L’amigdala è sempre coinvolta nella risposta alla paura ed alle sensazioni di minacce, responsabile delle nostre emozioni. E’ un centro del sistema limbico che ha il compito di controllare le nostre emozioni ed anche i ricordi emotivi. Viene pertanto considerata quale nostra intelligenza emotiva e rientra nelle decisioni importanti che noi prendiamo, nel corso della nostra esistenza, come per esempio la rottura del matrimonio.

Vediamo cosa succede:
L’amigdala, abbiamo detto, è una struttura nervosa che si pone al centro del sistema limbico. Il suo nome deriva dalla lingua greca e significa mandorla, per la forma che ha. E’ costituita da un insieme di strutture interconnesse, situato sopra il tronco cerebrale, nella parte inferiore del sistema limbico.
Il sistema limbico rappresenta il punto centrale del sistema regolare endocrino, del sistema neurovegetativo e della mente. Elabora tutti i dati interni ed esterni, connettendo l’ipotalamo con la corteccia centrale.
Quando l’amigdala non riesce a relazionarsi in tempo utile col cervello, si slatentizza una incapacità di valutazione e di elaborazione delle emozioni, rimanendo così nella cecità affettiva. Essa  è da considerarsi come una sorta di archivio della memoria emozionale e perciò rappresenta un elemento fondamentale nella elaborazione degli eventi storici che la riguardano direttamente. E’ l’elemento che caratterizza soggettivamente l’io. Quindi è al centro delle passioni. Per esempio stimola il pianto e le altre emozioni. Asportata, negli animali, questi diventano apatici, cioè privi di emozioni e di competitività.
L’amigdala è una specie di guardiano del nostro io, che seleziona le informazioni e le percezioni, rispettando, nella elaborazione di una risposta, i principi e le sensazioni primitive, che regolano l’istinto di conservazione e di amore-odio, rilanciando a tutto il cervello tali informazioni, che lo mettono in movimento, per una risposta adeguata. E’ la struttura dell’allarme dinanzi al pericolo e quindi, sicuramente, viene influenzata dallo scatenamento endocrino, connesso all’adrenalina ed alla nor-adrenalina. In particolare, è il centro dell’informazione per il cervello, per ogni stimolo visivo ed uditivo, in un circuito semplice, monosinaptico. Tale informazione è primaria, anticipando anche il talamo e la neocorteccia, cioè il cervello che pensa ed elabora. Quindi la risposta dell’amigdala è più immediata, anche se più primitiva, rispetto alla risposta della neocorteccia, che appare più elaborata e più raffinata.
L’amigdala, nella memoria emozionale, rappresenta una specie di archivio primario delle emozioni, indipendente anche dalle risposte della mente razionale.
L’ippocampo, situato nel lobo temporale, elemento importante del sistema limbico, è una sorta di computer che registra e archivia tutte le percezioni, ma non entra direttamente nella elaborazione delle risposte emotive.
Praticamente l’ippocampo è, per il nostro cervello, la memoria delle percezioni, necessaria all’amigdala per trasformare le immagini in emozioni. Per esempio, se l’io si trova in pericolo, incontrando un lupo che lo vuole aggredire, è l’ippocampo che riconosce l’immagine dell’elemento pericoloso, ma non lo sa trasformare  in emozione di pericolo, senza il supporto dell’amigdala, la quale a sua volta può funzionare grazie all’informazione proveniente dall’ippocampo. Possiamo perciò affermare che tra le due strutture esiste un rapporto di complementarità.
Un altro esempio : nell’incontrare una persona, è l’ippocampo che individua la sua identità, mentre è l’amigdala che ce la rende simpatica o antipatica.
L’amigdala mette in relazione ogni accidente immediato con la memoria che si ha di tale accidente, riuscendo così a scatenare una risposta rapida, adeguata alla conservazione dell’io, e la qualità di questa risposta è direttamente legata alla qualità delle esperienze passate, riferite all’accidente specifico.
Si viene così a creare uno stato di allarme con emergenza, quando anche pochi riferimenti mettono in relazione il presente con la memoria di un pericolo passato. E’ ovvio che la memoria emozionale, affondando nel passato e quindi anche nell’infanzia e nell’adolescenza, ha bisogno di un controllo più elaborato e più adeguato al presente, con l’ausilio di tutto il cervello, specie della neocorteccia. Quando l’amigdala, forse spinta dall’intensità di un ricordo traumatico e doloroso, di grande intensità, ben registrato nell’ippocampo,  risponde con rapidità, anticipando la risposta della corteccia, può causare  dei grossi guai, in quanto la sua risposta è dominata dalla collera e dalla paura. Per esempio, in tal caso, si può uccidere istintivamente, e  quindi senza ragione, una persona, ubbidendo ad una oscura pulsione, che fa parte, come affermava Platone, dell’anima vegetativa e non dell’anima intellettiva (riflessione per il diritto.). Possiamo perciò dire che la risposta dell’amigdala ad uno stimolo può essere impulsiva e dominata dall’ansia o da memorie vegetative oscure, non decifrate dal cervello, nei lobi frontali e pre-frontali, dove la neocorteccia smorza le emozioni primitive. Perciò è quest’area della neocorteccia che controlla ed elabora le informazioni provenienti dall’amigdala e dalle aree limbiche. E’ l’area frontale della corteccia che elabora tutti i dati e sceglie la migliore soluzione possibile per l’io, rispettando la sua economia, nel rapporto rischio/beneficio.
Archiloco, grande poeta della Grecia classica, per esempio, unico superstite alle Termopili, si trovò, per un attimo, in preda alla riflessione se continuare a combattere sapendo di morire, il che ci avrebbe privati dei suoi piacevoli versi, o scappare davanti al rischio mortale : tale riflessione non poteva avvenire se non ci fosse stata l’elaborazione della corteccia frontale. Così pure nella ricerca dei sentimenti e nell’elaborazione delle emozioni amorosa o di odio. Anche nel lutto è la neocorteccia che elabora e sviluppa la triste sensazione amigdaloidea legata alla perdita, e cos’ via.
Abbiamo qui dato una descrizione dei due cervelli, quello razionale e quello emotivo, e perciò possiamo fin qui affermare  che non c’è soltanto il Q.I., nella valutazione dell’intelligenza, ma anche un’intelligenza emotiva. Quando le percezioni mettono il circuito generale del cervello, costituito da sistema limbico-neocorteccia-amigdala-lobi frontali, di fronte ad una situazione, la risposta del nostro cervello è la più economica e la più adeguata alla memoria genetica ed a quella specificamente soggettiva, quindi abbiamo una risposta che rispetta le regole della filogenesi e dell’ontogenesi. In tal caso, la risposta è giusta sia sul piano emotivo, sia sul piano intellettuale.
Per una risposta giusta però è necessario avere una mente colta (importanza della cultura) ed una sensibilità adeguata (la pedagogia e l’educazione). Dobbiamo sapere offrire alla mente contenuti di cultura sempre più sofisticata, che pongono l’uomo al centro di ogni interesse, controllando, il più possibile, i circuiti negativi, come la cattiva informazione, la sofferenza del corpo in preda alla fame, alla sete ed alle guerre, cercando di decodificare, col progresso civile, tali sensazioni dove esse si annidino. Sviluppare quindi le parti più nobili della nostra sensibilità, nel rispetto degli altri e del mondo che ci appartengono ed a cui apparteniamo. Dare risalto ai sentimenti migliori (o valori), creativi e diretti alla vita, come l’umiltà, la giustizia e l’uguaglianza. Dobbiamo imparare a rispettate sempre l’uomo.

Abbiamo parlato dei due cervelli complementari, quello razionale e quello emotivo, adesso trattiamo il così detto terzo cervello.
Partiamo da una più moderna distinzione delle strutture nervose centrali, in stretta relazione con le funzioni da loro espresse e distinguiamo:

1)     L’Archipallium o Cervello Primitivo (cervello e bulbo spinale).

2)     Il Paleopallium o Cervello Intermedio (sistema limbico).

3)      Il Neopallium o Neocortex ( anche cervello superiore – emisferi cerebrali).

Il primo corrisponde al cervello rettile, sede degli istinti primordiali e di funzioni vitali come, per esempio, il controllo del ritmo cardiaco e del ritmo respiratorio.
Il secondo, nella scala evolutiva, corrisponde al cervello dei mammiferi, specie dei primi mammiferi ed è coinvolto nella vita delle emozioni.
Il terzo, il più recente, è esclusivo dei primati ed è sede di tutte le funzioni cognitive e razionali.
I tre cervelli, pur avendo una loro precisa identità ed autonomia, vivono in un rapporto di coordinamento continuo e sussidiario.
MacLean, partendo da un principio evolutivo del nostro organismo e della mente, ha elaborato un modello della struttura encefalica e l’ha descritta come terzo cervello, avendo individuato delle formazioni anatomo-funzionali, che nel tempo si sono sovrapposte ed integrate. Definì i tre cervelli : cervello rettiliano, cervello mammario antico (sistema limbico) e cervello mammario recente (o neomammaliano).
Ovviamente bisogna tener presente che le tre parti, pur presentando grosse differenze strutturali e chimiche, seppure di minore entità, tuttavia possono funzionare solo in coordinamento tra di loro, senza però fondersi.
Il primo, o cervello rettiliano, rappresenta la struttura più importante del sistema nervoso centrale, essendo costituito dal tratto superiore del midollo spinale, da alcune parti del mesencefalo, dal diencefalo, dai gangli della base e dal corpo striato.  Il nome di cervello rettiliano deriva dal fatto che alcuni rettili, tra i più evoluti, come per esempio il varanosaurus, pare fossero dotati di una siffatta struttura, evoluta nel corso della filogenesi. Questi rettili erano abili nel cercarsi un abitacolo, nel dominio del proprio territorio di influenza, nei comportamenti dimostrativi e simbolici, nei rituali, nel cacciare, nell’accoppiamento, nel rispetto della gerarchia dei ruoli e così via. A questi comportamenti vanno aggiunti i comportamenti aggressivi, soprattutto quelli legati all’istinto di conservazione. Le relazioni che il cervello rettiliano (o R-complex) riesce a portare a compimento sono diverse dalle relazioni che la neocorteccia riesce a mettere in atto; non sono perciò relazioni razionali, bensì istintive e temporali. Possiamo dire che il cervello rettiliano non analizza, ma pone un sistema di orientamento generale in relazione alle proprie abitudini ed ai rituali connessi. E’ quindi alla base di una visione quantica (cioè generica) della realtà, fuori da ogni altro tipo di analisi.
Il cervello paleomammaliano, o sistema limbico, rispetto a quello rettiliano rappresenta un grande passo in avanti, nell’evoluzione organica e del comportamento connesso. Iniziano, con esso, la capacità di procurarsi ed organizzarsi adeguatamente il cibo ed a fare sesso; in più nascono i sentimenti e le emozioni in rapporto a situazioni e cose. Ha inizio la formulazione di idee e di principi sociali, di sensazioni e di esperienze dimenticate. Interessante, per esempio, è evidenziare la correlazione che si può intravedere tra alcune patologie, come l’epilessia (specie quella temporale) e lo stato delirante, e le visioni profonde che in questi casi emergono alla mente, nel corso delle crisi. Il sistema limbico è, rispetto al cervello rettiliano, una sorta di controllore e di regolatore delle emozioni, consentendo così il raggiungimento del rilassamento mentale e quindi di controllo dell’ansia e dell’aggressività.
Resta il terzo cervello, o cervello neo-corticale o neomammaliano.
Senz’altro la corteccia è la regione del nostro sistema nervoso più studiata ed indagata, anche se resta la parte ancora più sconosciuta. Essa è costituita dal neocortex e dalle strutture del tronco cerebrale ad essa connessa.
Le sue principali prerogative sono l’uso e il dominio del linguaggio e le capacità critiche ed analitiche che consentono al soggetto di affrontare le più disparate situazioni. La scienza e la coscienza hanno inizio col terzo cervello che, nella scala evolutiva, rappresenta il più alto traguardo raggiunto dall’uomo. Certamente l’evoluzione ha davanti a sé una strada lunga, forse infinita, attraverso la quale la vita troverà gli strumenti necessari per realizzare la sua ontologia.
Voglio concludere con qualche accenno alla struttura dei tre cervelli : il primo, quello rettiliano, presenta i suoi neuroni in ammassi alquanto disordinati (nuclei o gangli); il secondo, o sistema limbico, presenta delle strutture corticali, accanto ai nuclei, ed i neuroni di tali strutture corticali risultano distribuiti in tre strati (allocortex). In questa struttura corticale (detta pure pallio), nel tratto dorsale ha origine il neopallio : in esso la corteccia (o isocortex) presenta i neuroni distribuiti, come abbiamo visto all’inizio, in sei strati.
Dal punto di vista chimico,è stato notato tra i tre cervelli, al contrario delle profonde differenze evolutive riscontrate nella morfologia e nella costituzione delle strutture nervose, una scarsa differenziazione : si è visto che l’acetilcolina e la dopamina sono presenti fondamentalmente nel cervello rettiliano, mentre la serotonina è presente in tutti e tre i tipi di cervello.

 Prof. Antonio Vento

 

 

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