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LIBERTA' E NECESSITA'

Cosa vuol significare “essere liberi” ? Da che e verso quale soluzione dell’esistenza? Come posizionare il bene ed il male, rispetto alla libertà, e come giustificare quest’ultima all’interno delle necessità dettate dalla storia degli uomini? Cristo stabilì, scegliendo la croce che gli uomini gli imposero, pur essendo Lui onnipotente, in quanto Figlio di Dio, che non ci può essere insegnamento d’amore se si rimane impigliati nella rete dell’odio. E non ci può essere libertà se non c’è amore, ma questo può esistere soltanto se è frutto di una conquista interiore, capace di riscattare l’io dai pesi dell’immanenza, in una ricerca continua e trascendente, in forma intenzionalmente trascendentale, che rende possibile l’accettazione della necessità, senza rinunciare alla dignità ed al valore della vita. Morendo sulla croce, Cristo ha offerto agli uomini il più alto esempio di liberazione; se avesse incenerito, con la potenza del Padre, i suoi persecutori, avrebbe dato all’umanità un esempio di accettazione della necessità, priva di libertà, perché senza alcun’ombra di amore, e perciò avrebbe indicato, come cammino umano, l’odio e l’immanenza. Prima di Lui, anche Socrate aveva intuito che non ci può essere libertà senza la coscienza della necessità. La storia dell’uomo è ricca di esempi di sublime ricerca della libertà, a partire da uno stato di necessità. D’altronde non sussisterebbe un problema della libertà, se l’umanità non soffrisse il giogo dell’immanenza e della necessità storica. L’Eden era una condizione senza condizioni, se non con il rispetto e con l’amore per tutto il creato e per il suo Creatore. Dopo il peccato originale si dà inizio alla storia della libertà, alla cui ricerca l’uomo impronta il suo tempo e la vita. Tutti i regimi politici si fondano su un concetto di necessità, enfatizzando, chi più chi meno, il concetto di irreversibilità del male. Ma la cosa più falsa, per la coscienza dell’umanità e quindi per una possibile instaurazione dell’amore, è che si è andati in cerca di soluzioni mendaci, per giustificare la convivenza degli uomini e quindi per la costruzione di regimi politici che attribuivano alla necessità, e all’immanenza, i valori dell’amore e della trascendenza. E’ stato così attribuito, con un abuso, all’esserci il valore universale ed assoluto dell’essere. Il concetto di irreversibilità del male ha offerto, ai diversi poteri, da quello economico a quello politico, l’opportunità di privare l’uomo della sua potenzialità di creatura divina, quale figlio di Dio, condannandolo irreversibilmente per un suo presunto operato nel male, dove invece è proprio l’errore ed il peccato che consentono all’uomo di scoprire la via del bene e perciò la propria libertà. Per esempio, osserviamo i vari regimi politici, le democrazie come le dittature, tutti offrono l’impronta di una sorta di giustificazione del proprio operato, come se tale operato precedesse ontologicamente la stessa condizione dell’uomo, quale espressione del creato e dell’amore universale. Dove, in tali regimi nasce una figura politica che indica, diversamente dai condizionamenti collettivi, per esempio Gandhi o Guevara, la strada della liberazione dal male e dalla sua schiavitù, sempre si contrappone la violenza del regime, tendente a soffocare queste voci di libertà e di amore, e vengono immancabilmente uccisi. Anche i regimi così detti democratici esprimono il loro disappunto e la loro disapprovazione nei confronti di chi intravede delle necessità storiche, che richiedono un intervento politico per migliorare le  condizioni di vita dell’uomo, liberandolo dagli abusi e dalle falsità. Non dimentichiamo che il dogma centrale del pensiero di Hitler stava nel concetto di irreversibilità assoluta del male, davanti al quale crollava ogni possibile giustificazione dell’esistenza. Ma quanto ancora dovrà andare avanti la storia ipocrita della coscienza umana se ogni individuo di buona volontà, che tenta di applicare l’amore nella costruzione di una forma di convivenza, espressa dalla solidarietà, dalla giustizia e dalla libertà, viene schedato come essere negativo da tenere sotto controllo, se non del tutto annientato? Come si fa, in tali situazioni storiche, a pretendere la grazia e il perdono di Dio e della Sua Chiesa? Avessero almeno, questi uomini della storia, il coraggio di guardare fino in fondo nella loro coscienza e nelle loro debolezze! Scoprirebbero che  molti innocenti soffrono e muoiono per fame e per indigenza, o per le guerre distruttrici della vita e della natura. Non ci si può presentare, la domenica, davanti ai sacerdoti, discepoli di Cristo, ad invocare il perdono, senza avere il coraggio di rinunciare ai propri smoderati privilegi, per mettere in atto una infinita rete di rapporti umani, finalizzati all’amore. L’unica strada verso la metafisica è questa. San Tommaso sosteneva che il male, non solo è reversibile, ma rappresenta il vero motivo che l’uomo ha per invocare la misericordia divina ed ottenere il perdono, che gli consente di accedere all’amore, trasformando il male in bene. Per San Tommaso “il peccato stesso è già il castigo” e l’amore può emergere da questo peccato universalizzando le responsabilità dei singoli, i cui errori ci appartengono per unirci. In effetti, se un ambiente umano non funziona e non consente ai singoli di crescere e di realizzare la loro esistenza alla luce dell’amore, la responsabilità di tutto questo non sta nell’individuo, ma nella collettività. Chi cade nell’errore e pecca, secondo San Tommaso, è abbandonato dalla misericordia e tutti dobbiamo spingerlo a ritornare in essa. Forse il peggiore regime è quello che tenta di annullare, con l’utopia, ogni peccato ed ogni responsabilità, mentre invece è importante che l’uomo scopra, con le sue stesse energie, l’amore e se lo conquisti con la non violenza, abbandonando il territorio della violenza e della condanna senza via di salvezza. E’ questa la strada della libertà.

  Prof. Antonio Vento
 

 

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