Università degli studi di Roma
La Sapienza
OSSERVATORIO NAZIONALE MOBBING

HOME    MOBBING    PUBBLICAZIONI    ARTICOLI    CONVEGNI E SEMINARI    CONSULENZE    RICERCA    LINK

 

Indice


NUOVO PROGRAMMA POLITICO

La storia della CALABRIA è antica quanto la storia del nostro pianeta, nella sua espressione antropologica, e certamente ha un bagaglio di tradizioni e di cultura più ricco di quello che possiede il nord del nostro paese, l’ITALIA. Noi però non vogliamo contrapporre il Sud al Nord, come hanno cercato di fare i seguaci della Lega; per noi l’Italia è unica e indivisibile e non dobbiamo consentire revanscismi o scissioni, sotto il falso principio della secessione, perché tutto ciò che nei secoli è stato costruito e diffuso nel mondo, con l’impero romano, è nato dallo sforzo collettivo di tutti i gruppi etnici del paese, che ne devono, oggi, trarre i giusti benefici, nel consolidamento dell’unità degli italiani. Per meglio chiarire quanto segue, vanno però puntualizzate alcune verità storiche, che la storia stessa ha voluto distorcere per interessi politici. Senza comunque andare molto indietro, vogliamo solo ricordare a chi non ha memoria o non ha conoscenza della storia, che la Calabria, nell’ 800, possedeva una fiorente industria tessile, sorta nel X secolo per opera delle immigrazioni arabe o per intervento dei greci di Bisanzio, e vantava la più fiorente industria siderurgica, con le fonderie di Mongiana e di Ferdinandea, a cui gli aragonesi avevano poi affiancato quella di Pietrarsa, con complessivi 7000 addetti, a fianco alle quali erano sorte  tante piccole industrie artigianali, come ad esempio quella delle armi, da cui ha preso il via anche la Beretta, dove  i piemontesi, i francesi ed anche i russi inviarono, specie a Mongiana, i loro esperti per apprendere le tecniche di fusione, che erano, a quei tempi, le più avanzate. E’ dal 1860 in poi, con l’avvento dei piemontesi e con la strategia politica di Cavour e il braccio armato di Garibaldi, sostenuto anche finanziariamente dagli inglesi, che inizia il crollo dell’industria calabrese ed in genere di tutto il sud d’Italia e, nel contempo inizia la nascita della grande industria del nord. E’, come vedete, una tipica azione politica di colonizzazione economica e finanziaria del nord a scapito del sud del paese. Da quel momento i calabresi, privati delle loro maggiori risorse di lavoro ed obliterati da pesanti tassazioni imposte dai latifondisti, che venivano utilizzate solo a vantaggio del nord dell’Italia, furono costretti ad emigrare, sottopagati e soggiogati socialmente. Ma essendo i calabresi un popolo di alti principi morali e dignitosi nei rapporti con gli altri, si trovarono costretti ad organizzarsi in gruppi, che rivendicavano i loro diritti: nasceva così il brigantaggio, che rappresenta l’anticamera della ‘ndrangheta, per difendersi e per fare valere, nell’unica maniera possibile, tali diritti. Detto questo, è  chiaramente assurdo ed opportunistico quanto affermano i “teorici” della Lega, che dicono di rappresentare la parte sana e produttiva del popolo italiano, additando le genti del sud come i parassiti del paese, che non hanno voglia di lavorare e si accontentano dell’assistenzialismo politico di Roma “ladrona” (definizione della Lega). La verità storica, come abbiamo visto, è specularmene opposta: i lombardi (discendenti dai longobardi, popoli barbari, certamente meno colti delle popolazioni della Magna Grecia e dei latini, e comunque di poche tradizioni) con l’aiuto dei piemontesi si sono appropriati delle ricchezze del sud, lasciandolo deperire in una lunga agonia ed accumulando ricchezza e privilegi col lavoro dei meridionali, costretti ad emigrare al nord per rifare quello che, fino al 1860, avevano fatto in casa loro. Ora la Lega rivendica il federalismo, partendo dal federalismo fiscale. BENISSIMO: anche noi vogliamo il FEDERALISMO FISCALE, ma prima dobbiamo pareggiare i conti. Vogliamo che il maltolto rientri nel nostro paese. Vediamo in che maniera:

1)     Maggiori investimenti nel sud per creare posti di lavoro ed infrastrutture, in sintonia con l’ambiente.

2)     Apertura di altre Università, con programmi legate alle risorse locali. Fondazione di centri di ricerca per le scienze e per la ricerca di energie alternative, favorendo così il rientro dei nostri ricercatori.

3)     Rafforzamento dell’artigianato, specie di quello turistico e marino.

4)     Valorizzazione della pesca, con finanziamento di parchi ittici e di centri studio marini.

5)     Riorganizzazione degli osservatori sismici, essendo la Calabria, come la Sicilia, zone altamente sismiche e vulcaniche.

6)     Rilancio dell’agricoltura, con le tecniche più avanzate e con centri studio di colture transgenetiche e di zootecnia ed allevamenti.

7)     Trasferimento di uno dei tre poli di produzione RAI nazionali in Calabria, come già hanno fatto i lombardi.

8)     Agevolazioni bancarie e fiscali (per almeno cinque anni) a favore di quanti presentino progetti seri di attività produttive.

9)     Sostegno delle famiglie, con un assegno mensile per le più povere, fino a quando non troveranno un adeguato lavoro, per curare ed educare i bambini, che dovranno usufruire di strutture organizzate a tale fine, evitando così che finiscano di sopravvivere nella delinquenza.

10)  Risanamento delle strutture ospedaliere e dei presidi sanitari, con centri di ricerca per le patologie legate al territorio e all’ambiente. Decentramento dei servizi sanitari di primo intervento nei territori.

11)  Snellimento dei percorsi giudiziari ed investimento nella riorganizzazione carceraria, con l’istituzione di centri di recupero sociale, con la cultura e con il lavoro (agricoltura, artigianato, pulizia dei boschi e dei corsi d’acqua ecc. per chi è stato condannato per reati minori).

12)  Investimenti consistenti nel sistema scolastico e nello sport per invogliare i ragazzi ad un impegno sociale e alla ricerca di una vita attiva e moralmente sana.

13)  Rivendicazione di una legge dello Stato per il controllo della prostituzione, con l’apertura delle case di appuntamento, specie nelle grandi città, dove prolifera la malavita dello sfruttamento e il rischio di infezione igenico-sanitarie. Inoltre tale attività, che non sarà mai sradicata, dovrà corrispondere una tassa consistente (dati i particolari servizi che richiede) allo Stato.

14)  Lotta alle droghe, con corsi d’informazione scolastica, ma soprattutto offrendo ai giovani un tenore di vita tranquilla nelle famiglie, nelle scuole e negli ambienti sociali.

15)  Controllo dell’immigrazione, consentendo la residenza a coloro che hanno un lavoro ed una abitazione dimostrabili responsabilmente.

16)  Rafforzamento delle forze dell’ordine, con l’istituzione del poliziotto di quartiere, specie nei luoghi di maggiore rischio delinquenziale. Risanamento delle strade e miglioramento dell’illuminazione stradale.

17)  Contenimento delle forme repressive (eliminazione di alcune multe, come quella dei parcheggi).

18)  Diminuzione delle tasse, specie sulle bollette (luce, acqua e gas). Eliminazione del bollo auto.

19)  Riforma fiscale: possibilità di recupero iva,  già versata, su tutte le spese che si fanno quotidianamente (caffè, giornale, autobus, latte, pane, farmaci e così via). Diminuzione del costo dei farmaci non garantiti dal sistema sanitario nazionale.

20)  Abbattimento di tutti i privilegi che hanno i partiti, i sindacati, i patronati, i mass media (stampa e televisione)  ed i pubblici amministratori (Parlamento, Regioni, Province, Comuni ed Enti Locali). I deputati ed i senatori devono avere uno stipendio di € 10.000 mensili, senza alcun altro introito (governare è una missione e un piacere!). Gli eurodeputati € 15.000 mensili. I tecnici e gli amministratori (dirigenti, presidenti ASL ecc.) € 8.000 mensili.

21)  Adeguamento delle pensioni basse rispetto al costo della vita e riduzione di quelle che superano  di molto i livelli medi (non più di 8.000 € al mese).

22)  Agevolazioni per chi non possiede una abitazione, specie se giovane e vuole crearsi una famiglia, nell’acquisto della casa.

23)  Vendita dei patrimoni inutili per le pubbliche amministrazioni (caserme, uffici inutilizzati, case sfitte, terreni demaniali ecc.) ed investimento dei ricavati per la creazione di nuovi posti di lavoro e per tutti i servizi sociali utili.

24)  Instaurazione del referendum consultivo per ogni scelta o legge che il Governo deve formulare e che riguardi la vita e i diritti dei cittadini.

25)  Da queste premesse si può partire verso una politica federalista fiscale, nel rispetto dei principi sanciti dalla Costituzione italiana ed europea e dalle Leggi dello Stato.

26)  Riforma elettorale col sistema proporzionale, scegliendo i candidati all’interno dei collegi, nelle strutture sociali già esistenti e tra le persone che hanno dimostrato capacità culturali e morali nella gestione della vita pubblica.

27)  Riduzione del numero dei membri delle due Camere 200 Deputati e 200 Senatori. Radicale riduzione del numero dei dipendenti alla Regione, alla Provincia,  nei Comuni e nelle rispettive propaggini burocratiche.

28)  Rilancio di una politica di sviluppo dell’area del Mediterraneo, che trova la Calabria quale naturale punta avanzata dell’Italia verso i paesi del nord Africa: la Calabria può così esportare cultura, comunicazione e tecnologia in questi paesi, con grossi profitti, divenendo in tal modo un pilastro fondamentale per l’economia di tutto il Paese e dell’Europa e consentendo ai cittadini del nord Africa, che oggi invadono clandestinamente le nostre regioni, di rimanere nei loro paesi, dove possono trovare occupazione e decenti condizioni di vita, evitando così grossi conflitti etnici. 

 BREVE STORIA DEL FEDERALISMO:

Cominciamo col dire che il concetto di Federalismo appartiene al pensiero di tutti gli uomini, che già in Kant trova un forte supporto filosofico, nel superamento del nazionalismo per l’affermazione dell’universalità della vita. Non è certo frutto del carroccio o della Compagnia della Morte di Alberto da Giussano, con la sua fortunata campagna di opposizione militare a Federico Barbarossa, presso Legnano (29 maggio 1176): trova invece dei supporti teorici, post-kantiani, in Gioberti e in Cattaneo, ma raggiunge la sua massima espressione con Salvemini prima e poi con Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, che stilano, in prigionia a Ventotene, il manifesto del Federalismo Europeo (1941-42) e, l’anno dopo (1943) fondano il Movimento Federalista Europeo, dal quale nasce la moderna politica federalista dell’Europa Unita. Voglio ricordare che Salvemini (grande socialista che si è impegnato nella soluzione dei problemi del Mezzogiorno) è nato a Molfetta, Spinelli a Roma e Rossi a Caserta: come vedete sono tutti e tre dei grandi figli del centro-sud d’Italia, che l’attuale Lega del Nord offende e vilipendia, senza alcun diritto, tutti i giorni. Comunque sappiate che non ci potrà mai essere Federalismo se prima non si superano i conflitti di mercato e i nazionalismi culturali; il Federalismo può diventare (attualmente non lo è) una ricerca internazionale di convivenza degli uomini e dei popoli (basta ricordare la Rivoluzione Americana), unico supporto per una pace duratura e veramente sentita, nel superamento dello statalismo delle nazioni e del soggettivismo di ogni forma di liberalismo o liberismo che sia. Il Federalismo Fiscale è certo il primo passo verso l’unità dei paesi europei, nella conservazione delle proprie culture e delle particolari tradizioni, ma deve partire, come si accennava prima, da una concezione paritetica dei diritti e dei doveri. Quando Bossi e i leghisti parlano un linguaggio aspro e violento contro Roma, quale capitale del nostro paese, e contro i meridionali, non si può passare sopra, come tutti fanno, compresi i leghisti, con fare permissivo e bonario, ritenendo tutto questo come una semplice forzatura verbale di Bossi e dei suoi più vicini collaboratori: sappiamo benissimo (e Freud lo spiega, affidando all’io una parte inconscia) che le cose che si dicono hanno un fondamento; il nostro non è quello dei popoli ancora geneticamente legati ad un passato recente, ma quello di chi proviene dagli antichi Greci e dai Senatori del governo dell’Impero Romano. La Calabria, come il resto del sud d’Italia, è pronta ad intraprendere la via della nuova politica federalista, a partire da un federalismo fiscale, ma per raggiungere un nuovo ruolo nella geografia politica del Mediterraneo, detto Mare Nostro, e per realizzare una cultura della convivenza civile.

 Prof. Antonio Vento

05-05-08
 

 

Tel.06-49918107, cell. 338-7710372, e-mail : ventoa@hotmail.it - Istituto di Anatomia Umana, via Borelli n. 50
Tutti i diritti riservati. Vietata la riproduzione anche parziale senza previa autorizzazione