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RIFLESSIONI POLITICHE PER LA GENTE CHE SPERA NEL FUTURO

Non è per pessimismo, ma solo perché circolano idee e notizie confuse che meritano maggiore attenzione, per evitare di sbagliare nelle nostre scelte per la democrazia. Usciamo da una scadenza elettorale che si caratterizza soprattutto per l’ingovernabilità del paese, dove la crisi dell’economia e del lavoro crescono vertiginosamente, sviluppando angoscia nella gente che si sente sola ed indifesa. Con Grillo, è vero, ha vinto il dissenso dei cittadini ed il fastidio per la politica forcaiola, che non tiene conto dei problemi umani ed esistenziali di tutti (ma non si riesce bene a capire perché il movimento a cinque stelle teme l’inquinamento da parte de partiti per una partecipazione alla formazione di un governo, che serve ad affrontare i problemi della sopravvivenza dei cittadini, mentre invece si preoccupa di rivendicare la direzione dei servizi segreti del paese e la commissione di controllo RAI). Ma questo non vuol dire aver risolto i problemi del paese e dell’Europa. Nel nostro paese la piccola e media industria è crollata e per fermare l’emorragia serve un immediato intervento delle banche che devono aprire gli sportelli in soccorso ai privati e non ai pubblici investimenti. Bisogna diminuire le tasse ai cittadini e addirittura sospenderle, per almeno cinque anni, agli imprenditori che producono ed esportano i loro prodotti fuori dall’Italia,  offrono posti di lavoro e fanno ricerca.
Fatte queste premesse, è necessario soffermarsi un po’ su quanto la storia più recente ci propone: l’Europa è in uno stato di malattia cronica mancando di unità politica e di uniformità culturale. Abbiamo, a mio avviso, un asse politico filoamericano, Francia e Inghilterra, che curano un’espansione economica e di mercato, utile fondamentalmente agli USA, che temono un’Europa forte, capace di scelte politiche, economiche e strategiche. La Francia fa da testa di ponte per i paesi del nord Africa e per l’egemonia sul Mediterraneo e l’Italia potrebbe essere una forte antagonista. L’attuale situazione politica italiana si presta (volontariamente o involontariamente) a questo disegno espansionistico franco-inglese e americano e rischia di consentire a questi paesi di colonizzare la nostra economia e le nostre naturali ricchezze, compresa l’arte. Dobbiamo perciò prendere coscienza dei disagi dell’imprenditoria e rilanciarla con tutte le agevolazioni richieste, per la ripresa della produzione e dell’esportazione in tutto il pianeta. Per fare questo serve meno burocrazia, più democrazia diretta, con tagli nella spesa politica e nei finanziamenti dei partiti. Bisogna credere di meno ai ciarlatani della politica, perché questi sono funzionali (e forse da loro finanziati) a chi si vuole costruire una egemonia di mercato.
Altra riflessione: la storia dei Marò arrestati in India. Tornati in Italia a votare per la nostra “democrazia”, sono stati trattenuti per essere giudicati nel nostro paese, grazie ad una brillante idea di qualche politico o di qualche funzionario del Ministero degli Esteri. Già questa è stata un’infelice idea; complice comunque il nostro ambasciatore in India, che chiede al nostro governo macchina indietro quando si vede togliere, dal governo indiano, il passaporto e le sue funzioni diplomatiche. Altro sarebbe stato se avessimo avuto l’abilità di liberarli con una azione da 007. Visto che noi siamo un po’ confusi, abbiamo pensato di rimandarglieli, come se non fosse successo nulla, nelle galere indiane, per aspettare un loro giudizio. Però tutto questo mi pare, ancora una volta, alquanto stupido, almeno che i due paesi non si siano già accordati sull’esito della vicenda, pagando profumatamente il silenzio degli indiani spiritualisti, che non disdegnano i soldi.

 Antonio Vento

23-03-13                                                                     

 

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