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L’ITALIA E’ DI BOSSI, MA NON IL SUD

La politica ormai va avanti per paradossi e per ossimori: si afferma una cosa e, nel contempo, il suo contrario. Il ministro Brunetta dice di voler punire i fannulloni e di voler premiare i meritevoli e Tremonti, invece, opera dei tagli e colpisce indiscriminatamente bravi e non bravi; perfino le Università e la ricerca. Berlusconi è in declino e la lega si appresta a governare. Lo sanno tutti, ma nessuno ha l’ardire di dirlo; perfino i quotidiani hanno scelto di tacere quotidianamente, perché sanno di poter perdere il pane quotidiano, che non viene certo dal cielo (anche se da falsi cristiani se lo ripetono quando recitano le loro preghiere), ma dal loro capo: il presidente. Si toccano le province, le più deboli, perché a pagare devono, come sempre, essere i più deboli: Rieti, Vibo Valentia… Brescia non si tocca, tuona sputacchiando Bossi. Siamo in un mare di guai, nazionali ed internazionali; anche Obama svela qualche sofferenza, non è più diamantino e slatentizza un po’ delle sue origini, che gli americani non dimenticano e tirano fuori alla prima occasione.
E’ arrivato il momento di dire le cose come stanno e ciascuno si deve fare carico delle proprie responsabilità: l’Italia è della lega, ma non il Sud, che deve tirare fuori il proprio orgoglio e combattere la sua battaglia per la dignità e per i suoi diritti alienati da sempre. Ci resta soltanto quest’ultima opportunità: organizzarci, come dice Bossi, ma senza il carroccio, che a  noi non serve. Noi siamo il Sud.

Prof. Antonio Vento

27-05-10

 

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